“Un prete e un uomo non qualunque” così sono state definite la vita e le opere di don Pietro (come fu sempre chiamato): nato a Busca il 21 novembre 1903, laureato in Legge all’Università di Torino e poi diventato sacerdote della Società San Paolo, per la quale fu tra gli ideatori di Famiglia Cristiana, insieme con lo storico fondatore don Alberione, e che diresse nel 1933 e ’34. Fu poi inviato come parroco a Roma, alla Montagnola, un quartiere, allora, all’estrema periferia e poverissimo, poi zona di espansione dell’Eur. Qui si sviluppò il suo ministero sacerdotale dedicato alla povera gente che gli stava intorno.
Nei giorni dell'8-9-10 Settembre 1943 in cui si svolse la battaglia per la difesa di Roma, fu assoluto protagonista dei combattimenti di quei giorni, in particolare quelli del 10 Settembre 1943. Durante quel giorno supportò moralmente e materialmente le truppe italiane che combattevano sull'allineamento Forte Ostiense-Laurentina, prodigandosi in favore dei combattenti, dei feriti e raccogliendo alla fine i caduti. Fu lui a formare la prima banda partigiana cristiana, quasi un centinaio di componenti radunando attorno a sé quel nucleo di democratici e antifascisti che dopo i combattimenti del 8/9/10 settembre 1943 diedero vita, con i granatieri e altri militari dispersi dopo l’eclissarsi di parte dei comandi, alla prima reazione armata contro l’occupante tedesco. Anche per questo don Pietro venne poi insignito della medaglia d’argento al valor militare. Animatore della parrocchia, don Occelli organizzò l’assistenza che diventò essenziale quando, con la guerra, confluirono nella borgata numerose famiglie di profughi. Inoltre, nella parrocchia del Buon Pastore trovarono salvezza perseguitati politici ed ebrei. Sebbene per ben due volte la casa parrocchiale venisse violata dai fascisti e dalle SS, si salvarono tutti tranne alcuni rifugiati.
Nella grotta della chiesa era stato collocato un vero arsenale. «Quando San Paolo fuori le mura è invaso dai fascisti della banda Koch e dai tedeschi, don Occelli riesce con la sua insistenza a entrare nell’abbazia e a chiedere un incontro con don Lorenzo Binazzi, parroco di San Paolo e protetto dalla sua parrocchia. Riuscito ingegnosamente a venir fuori dall’abbazia, è lui ad avvertire il Vaticano chiedendo un tempestivo intervento delle autorità», scrive l’Alessandroni.
E aggiunge che, tornato al Buon Pastore e radunati i suoi ospiti, li ammonì così: «Amici, non bastano le tessere che vi ho procurato, le sottane e i colletti che portate; più che mai devo ricordarvi che l’abito non fa il monaco... Se, a San Paolo, nella Città aperta, nella extraterritorialità, è capitata la diavoleria che è capitata, qui da noi, fuori di Città aperta, nelle retrovie tedesche, chi può garantirvi la sicurezza? Tamburini dà la caccia all’uomo nelle canoniche e nei conventi; Koch fa l’esaminatore liturgico: sapere Credo in unum Deum etcetera... Disponete di voi come credete meglio, ma se scegliete di restare, dovete dir messa meglio di me, in latino dalla A alla Z».
Don Occelli è rimasto parroco al Buon Pastore dal 1938 al 1970. Morì ad Albano Laziale il 26 dicembre 1994, dopo alcuni anni di malattia in seguito ad un ictus. Sono in molti a non averlo dimenticato.
Scrisse diversi libri: Parrocchia e tempio votivo (di) Gesù Buon Pastore, Roma s.d. (probabilmente 1968), 52 pp.; Rievocazione della battaglia della Montagnola, 10 settembre 1943, Roma s.d., 22 pp.; La battaglia della Montagnola, Roma 1976, varie edizioni; specialmente Pause stazionali e Tempio “Gesù Buon Pastore”, Roma, Via Perna, 3 (00142 Roma); Tipo-Litografia Proietti, Roma s.a., pp. 167.