Lo S.M.R.E., a partire dal 25 Luglio 1943, data in cui il quadro strategico andava completamente cambiando, dava forma a una serie di direttive che, lungi dall’individuare chiaramente “il nemico”, accentuavano la confusione dei Comandi sia di alto livello che subordinati.
La prima di queste fu l’ordine “111 C.T.” trasmesso a tutti i comandanti tra il 10 e il 15 Agosto.
Successivo a questo fu la “Memoria O.P. 44” trasmessa tra il 2 e il 5 Settembre ai soli comandi dipendenti direttamente dallo S.M.R.E., ossia quelli di stanza in Italia. Non si hanno copie originali della memoria, in quanto fu consegnata a mano e poi contestualmente distrutta, dopo la firma di una ricevuta. Il contenuto è stato ricavato dalle dichiarazioni dei riceventi (in particolare Gen. Beccuzzi, Comandante della Divisione Bergamo). Entrambi i documenti facevano riferimento ad una possibile aggressione tedesca (il colpo di mano che si temeva finalizzato a ripristinare il regime fascista) in combutta con elementi fascisti o “non nazionali” o addirittura “comunisti”. Non si parlava di armistizio né di ribaltamento di fronte ma si suggeriva di tenere d’occhio le truppe tedesche, di reagire solo se provocati e di predisporre colpi di mano contro depositi, autoparchi, aeroporti gestiti dai tedeschi al fine di limitarne le capacità operative. La O.P.44 dettagliava maggiormente i compiti parlando esplicitamente “di far fuori i tedeschi” impedendone il movimento e l’occupazione di territori tenuti da truppe italiane. L’attivazione di tale Memoria poteva venire solo dallo S.M.R.E., dai comandi d’armata o comunque essere adottati autonomamente in caso di attacchi massivi da parte germanica.
Parallelamente alle trattative armistiziali e all’emissione delle direttive suddette che, sia pure in forma larvale e confusionaria, individuavano nell’alleato germanico una sorta di forza ostile, quantomeno da tener d’occhio o “da far fuori”, le operazioni belliche contro gli Alleati continuavano in collaborazione con il Comando tedesco, specialmente in previsione di uno sbarco nella penisola.
Il 5 Settembre fu preparato il “Promemoria n. 1”, diretto ai Capi di Stato Maggiore di Esercito, Marina e Aeronautica e il “Promemoria n.2”, diretto ai Comandi dipendenti direttamente dal Comando Supremo (Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia, Egeo). Nei due promemoria si nota un tentativo di adattamento (operato dal Sottocapo di S.M. Gen. Rossi) alla mutata situazione armistiziale, ad esempio si parla di lasciar liberi i prigionieri alleati di razza bianca (trattenendo quelli di colore) al fine di non farli cadere nelle mani dei Tedeschi. Contro questi ultimi si agirà solo nel “caso che le forze germaniche intraprendano di iniziativa atti di ostilità armata contro gli organi di governo e le forze armate italiane”. Il Promemoria n. 2 (che comunque non giungerà alle armate interessate per il sopraggiungere degli eventi) aggiungeva che “ove fossero prevedibili atti di forza da parte germanica” si doveva “procedere al disarmo immediato delle unità tedesche nell’arcipelago (dell’Egeo)”.
Quindi il Comando Supremo era già a conoscenza del ribaltamento di fronte ma nonostante ciò emetteva direttive che prefiguravano un atteggiamento bellico totalmente passivo ed attendista nei confronti delle truppe germaniche senza ordinare alcun tipo di azione aggressiva e preventiva che sarebbe stata senz’altro auspicabile ed opportuna.
Comunque, nonostante tutto, un ordine operativo esisteva, la memoria OP. 44, che poteva essere trasmesso efficacemente a tutte le unità del REI, della RM e della RA.
La notte tra l’8 e il 9 Settembre, subito dopo la proclamazione dell’armistizio che avvenne alle 19:45 dell’8, fu decisiva in questo senso; verso la mezzanotte fu chiaro immediatamente a tutti che i tedeschi, lungi dal defluire verso nord, stavano muovendo a tenaglia per occupare Roma. Duri combattimenti erano già in corso a sud di Roma nei caposaldi della Granatieri, la Piacenza era sotto attacco e in procinto di sfaldarsi, la 220^Costiera già neutralizzata, i depositi carburante di Mezzocammino già in possesso della 2^Paracadutisti. Il Gen. Utili, Capo Reparto Operazioni dello SMRE, racconta che “Il Gen.Zanussi e io fummo pienamente d’accordo che la “Memoria 44” dovesse essere venire applicata senza tanti indugi su tutta l’area e si dovesse quindi diramare immediatamente la formula convenuta, prima che i collegamenti con gli alti comandi periferici fossero interrotti. Il Gen. Roatta ne convenne”.
Nel frattempo i telefoni dello SMRE erano diventati roventi per le tante richieste di ordini provenienti da tutti i reparti. Roatta pur “convenendo” mandò personalmente Utili dal Gen. Ambrosio Capo di Stato Maggiore Generale. Ambrosio riflettè a lungo ma decise di soprassedere. Utili ritornò indietro e riferì a Roatta e così nulla fu fatto.
Intanto nella notte la situazione peggiorava fino a concludersi con la proposta di abbandonare Roma da parte dei Savoia e del Governo.
Alle ore 05:45 il Gen. Roatta emanava l’ordine operativo di spostamento dell’Ariete e della Piave dalle posizioni occupate e nord di Roma verso la zona di Tivoli che di fatto lasciava sguarnita Roma di fronte alla 3^Panzergrenadieren.