Dopo la caduta di Porta S.Paolo i tedeschi si infiltrano nella città senza possibilità, ormai, di essere fermati. Non esiste più neanche una parvenza di resistenza organica e si sviluppano numerosi scontri condotti sia da patrioti che da militari. Alcune camionette del 4°Reggimento Carri vengono fermate nel loro ripiegamento a Piazza Venezia da un T.Col. dei Granatieri che ordina di difendere via dell’Impero (oggi Via dei Fori Imperiali). Non vedendo arrivare i tedeschi gli vanno incontro percorrendo Via Cavour fino all’imbocco con Piazza della Stazione Termini. Qui si trovava l’Hotel Continental, dove i tedeschi ivi alloggiati si difendevano sparando e lanciando bombe a mano, assediati da militari e civili italiani che sparavano sull’edificio. I balconi e le terrazze vicine si riempivano di curiosi che volevano assistere allo spettacolo. Scontri si svolgevano anche in Via Gioberti all’altezza delle Ferrovie Laziali, anche qui nella più totale confusione. Piazza dell’Esedra era ormai piena di feriti ed era stata trasformata in una sorta di ospedale da campo. L’insensato combattimento però continuava anche con la partecipazione di alcuni ragazzi che facevano fuoco o si prestavano a portare munizioni. Nonostante la battaglia infuriasse ancora nervosa e cattiva alla Stazione Termini, nel resto di Roma si viveva un’atmosfera strana come descrive Paolo Monelli: “Indifferente agli appelli degli antifascisti, la popolazione di Roma manteneva la sua imperturbabile calma. I romani udivano distintamente le cannonate, sapevano che in molti quartieri periferici si combatteva, vedevano i feriti portati in salvo; ma aspettavano la fine della battaglia, probabilmente convinti che era già persa e certi, in ogni caso, di non poter far nulla per mutarne le sorti. Nel centro della città, anche dove erano cadute le granate tedesche, regnava un’atmosfera assurdamente casuale”. A Porta San Giovanni, i tranvieri dell'A.T.A.G. sbarravano i fornici delle porta con le vetture presenti sul piazzale e con autobus posti di traverso. I combattimenti si spostarono verso la Stazione Termini dove stazionava un treno con ventidue vetture che costituiva il comando mobile dello S.M.R.E; il distaccamento che lo difendeva era comandato dal Magg. Carlo Benedetti che, con 13 soldati e numerosi civili, ferrovieri e semplici cittadini, difende il convoglio attestato sul terzo binario. Alla testa del treno fu piazzata una mitragliera da 20mm., un’altra sotto la pensilina di Via Marsala, che presto cadde in mano ai tedeschi. Alle 20:30 tutto era finito con la morte di 6 militari e 41 civili, dei quali 8 sconosciuti. Con la conclusione di questo scontro non c’erano più unità militari con un minimo di organizzazione in grado di fronteggiare i tedeschi. Si udirono alcuni spari per qualche tempo, un motociclista tedesco venne ucciso in Via del Tritone, di fronte alla sede del quotidiano “Il Popolo d’Italia”, poi scese il silenzio totale. La gente ricominciò ad uscire, in barba al coprifuoco, che nessuna autorità, evidentemente, era in grado quella sera di far rispettare. Berlino emetteva un comunicato radio in cui annunciava trionfalmente che l’esercito tedesco aveva conquistato Roma “senza incontrare notevole resistenza”.