Il Gen. Castellano dopo aver ricevuto il testo dell’armistizio (la cosidetta versione “breve” con clausole attenuate) rientrò in patria e partecipò il giorno 1 settembre ad una riunione con il M.llo Badoglio, il Ministro Guariglia, il Capo di S.M. Generale Ambrosio e il Gen. Carboni (Comandante del C.A.M. e Commissario del SIM) esponendo che gli alleati intendevano far sbarcare una divisione paracadutisti a Roma contemporaneamente all’annuncio dell’armistizio purchè gli italiani assicurassero il controllo degli aeroporti intorno a Roma (Ciampino, Furbara, Littorio) e che le truppe italiane attivamente contribuissero alla lotta contro i tedeschi. Risulta assolutamente inoppugnabile la natura delle richieste alleate e, soprattutto, che nulla fu fatto al fine di schierare le forze secondo quanto richiesto. Il Gen. Carboni, anzi, affermava che ciò era impossibile a causa della mancanza di carburante e munizioni, affermazione, inesatta in quanto in città erano presenti scorte di munizioni e il deposito carburanti di Valleranello era ben rifornito. Il giorno 3 Settembre fu firmato l’armistizio dal quale gli Alleati si aspettavano un atteggiamento aggressivo da parte italiana verso i tedeschi. Il giorno 3 Settembre stesso il M.llo Badoglio convocava i tre Capi di Stato Maggiore dove li relazionava sull’armistizio e li informava dello sbarco alleato a sud di Roma (Operazione Giant 1) e dell’aviosbarco dell’82^ divisione paracadutisti a Roma (Operazione Giant 2); Roma sarebbe stata difesa dalle truppe italiane già schierate e da quelle delle IV^ armata in corso di trasferimento. Nessuna istruzione venne impartita alle truppe italiane al fine di permettere la realizzazione dell’operazione Giant 2, che virtualmente diventava impossibile da realizzare ponendo fin da subito a serio rischio la difesa di Roma. Il 5 Settembre il Magg. Marchesi ritornava da Algeri con in mano l’ordine d’operazioni per Giant 2: si chiedeva agli italiani di prendere il controllo degli aeroporti di Furbara e Cerveteri per permettere l’aviosbarco in tre-quattro notti (Littorio, Centocelle, Guidonia venivano scartati perché troppo vicini alla città ed esposti al fuoco della contraerea tedesca); tale ordine di operazioni giungeva sul tavolo del Gen. Roatta, Capo di S.M.R.E. il giorno 6 Settembre, accompagnato dalla direttiva di predisporre quanto necessario alla sua attuazione. Il Gen. Castellano faceva pervenire una lettera in cui pensava (a titolo personale) “di ritenere presumibile che essa dovesse cadere intorno al 12 (la data dello sbarco di Giant 1 e, quindi, dell’annuncio dell’armistizio)”. Tale opinione induceva falsamente nei vertici politico-militari italiani l’idea che ci fosse ancora tempo a disposizione per rimandare l’annuncio dell’armistizio e, quindi, di predisporre quelle operazioni contro i tedeschi di cui nulla si era fatto sino a quel momento.
La macroscopica impreparazione ed inattività italiana fu scoperta con sgomento dagli alleati nella notte del 7 settembre quando arrivò a Roma Il Gen. Taylor, Comandante dell’Artiglieria dell’82^ Divisione Paracadutisti. Egli, insieme al T.Col. Gardiner, erano sbarcati a Gaeta dalla corvetta Ibis e proseguendo in autoambulanza scortata dai carabinieri, avevano affrontato un viaggio avventuroso per accertarsi che tutto fosse pronto per l’aviosbarco della sua divisione. Furono portati a Palazzo Caprara dove gli fu offerto un lauto pranzo, del tutto in contrasto con la gravità del momento, e dove potè parlare solo con Magg. Marchesi e con il Gen. Carboni (solo alle ore 21:30); alla notizia che il giorno dell’annuncio dell’armistizio sarebbe stato quello seguente, quest’ultimo sostenne la tesi di annullare o rimandare l’operazione Giant 2 in quanto il C.A.M. non disponeva, a suo dire, di carburante e munizioni. Rimasti stupefatti di fronte a questo improvviso voltafaccia, i due Ufficiali americani pretesero di essere portati da Badoglio (il Gen. Ambrosio, in maniera del tutto inopportuna, si era recato a Torino per affari di famiglia); Badoglio li ricevette, in pigiama, nella sua residenza di Via Bruxelles, suscitando nei due Ufficiali una pessima impressione. Badoglio sostenne anche lui la tesi dell’impossibilità del mantenimento degli aeroporti chiedendo di spostare la data dell’annuncio dell’armistizio al 12 Settembre (data che era stata senza fondamento alcuno indotta dalla comunicazione del Gen. Castellano). Fu inviato il Gen. Rossi ad Algeri insieme ai due Ufficiali ma la sua missione non ebbe successo perché arrivò dopo l’annuncio dell’armistizio; in ogni caso la data dell’8 non poteva essere spostata perché l’operazione Giant 1, lo sbarco a Salerno, sarebbe avvenuto proprio quel giorno. Di certo e irrefutabile c’era che da parte italiana nulla era stato fatto per preparare l’arrivo dell’82^ Aviotrasportata e, quindi, era giocoforza annullarla, considerate, inoltre, la pressione che il M.llo Badoglio, spalleggiato dal Gen. Carboni, esercitava in questo senso. Mentre già i primi velivoli si preparavano al decollo e una flottiglia di mezzi da sbarco si dirigeva alla foce del tevere con a bordo artiglierie e carri armati, il Gen. Taylor inviava ad Algeri la parola d’ordine “SITUATION INNOCUOUS” che fermava l’operazione, mentre già alle ore 18:00 72 velivoli C47 erano in volo carichi di paracadutisti diretti verso Roma. L’aviosbarco sarebbe certo stato un’operazione rischiosa ma certamente non più delle altre che avrebbero visto protagonisti i paracadutisti americani nel prosieguo della guerra (1944: D-Day e Market Garden); in ogni caso sarebbe stata decisiva vista la situazione delle forze in campo che si era delineata intorno a Roma.
Dalla notte dell’8 Settembre non ci fu alcun dubbio che l’annuncio dell’armistizio sarebbe avvenuto lo stesso giorno ma, incredibilmente, nulla fu fatto per impartire ordini ai comandi sia essi in Italia sia essi nei vari teatri. Le unità a difesa di Roma non ricevettero alcun tipo di preallarme, tutto, insomma continuava nella solita routine come se nulla fosse successo. In ogni caso il filo conduttore di questa situazione fu spezzato dal Gen. Eisenhower che alle 17 fece pervenire la risposta alle richieste di Badoglio: l’armistizio sarebbe stato annunciato all’ora convenuta, ossia alle 18:30 dello stesso giorno. Se gli italiani avessero tentato di sconfessarlo sarebbero state rivelate i retroscena delle trattative e, comunque, le città italiane avrebbero pagato un prezzo pesante (bombardamenti indiscriminati) per la doppiezza del governo italiano. L’annuncio fu dato prima da un lancio dell’Agenzia Reuter poi da un annunzio radiofonico del Gen. Eisenhower. Alle ore 18:45 fu convocato il Consiglio della Corona a cui parteciparono il Re, Badoglio, il Ministro degli Esteri Guariglia, il Duca Acquarone (Ministro della Real Casa), il Gen. Puntoni (Aiutante di campo del Re), i ministri militari (Sorice, Guerra, De Courten, Marina, Sandalli, Aeronautica), il Gen. Ambrosio (Capo di Stato Maggiore Generale), il Gen. Carboni (Comandante del C.A.M. e Commissario del S.I.M.) e il Magg. Marchesi (in quanto aveva partecipato con Castellano alle trattative armistiziali).
Ambrosio apre la riunione affermando che gli Alleati hanno anticipato la data dell'armistizio. La data del 12 Settembre è ormai data per certa dai presenti, ma gli anglo-americani non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali circa questa data, nè tantomeno l'hanno concordata con gli italiani.
L'ammiraglio De Courten protesta per non essere stato informato prima riguardo la stipulazione dell'armistizio, poi afferma: "Avete venduto l'unica carta buona che avevate!" - la consegna agli Alleati della flotta intatta prevista dagli accordi armistiziali; anche il generale Sandalli protesta per non essere stato informato prima; il generale Carboni propone di sconfessare Badoglio e Castellano per evitare la rappresaglia tedesca, prendere tempo e cercare nuovi accordi con gli Alleati più in là nel tempo; la maggioranza dei presenti, incredibilmente, sembrava fare propria tale linea fino a che prese la parola il Magg. Marchesi che che pur avendo solo il grado di maggiore, parla di fronte al re, al maresciallo, ai generali e ammiragli, aggiunge: "Il non mantenere fede agli accordi presi e firmati in nome del maresciallo Badoglio costituirebbe storicamente una macchia di disonore per l'Italia." Poi dice che la firma di Cassibile è stata ripresa dai cinegiornali e fotografata, che il testo del proclama che Badoglio deve leggere alla radio è in mano agli Alleati e, se non verrà letto dal maresciallo, lo faranno loro. A queste parole il Re prese la decisione risolutiva inviando Badoglio agli studi EIAR di Via Asiago. Non si parlò minimamente in quella riunione né degli ordini da impartire alle forze armate né tantomeno che cosa avrebbero dovuto fare le forze a difesa di Roma.
Badoglio, quindi, si reca presso la sede dell'Eiar, accompagnato dal Maggiore Marchesi, dove attende le 19:45, ora di massimo ascolto, per leggere il proclama:
"Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di
continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza
avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi
sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al
generale Eisenhower, comandante in capo delle forze
alleate anglo-americane.
- La richiesta è stata accolta. -
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze
anglo-americane deve cessare da parte delle forze
italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi
altra provenienza"